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Monday, June 19, 2017

Russia: il collasso della petrol-economia









 Calo esportazioni di gas dalla Russia


La Russia e' ufficialmente fuori dalla recessione, che la ingoiava da quasi tre anni.

A causa del collasso dei prezzi del petrolio, delle sanzioni dell'occidente e di una societa' stagnante perche' troppo dipendendente da oil and gas, le cose non andavano affatto bene. Il rublo era crollato,
la Russia non fu neanche invitata alla riunione OPEC del 2016.

Addirittura i profitti della Gazprom erano calati del 19% nel 2015 - e la Gazprom genera un terzo del PIL della Russia.

Oggi le statistiche dicono che l'economia e' tornata a crescere.

Putin dice che hanno usato il periodo della recessione e sopratutto delle sanzioni dell'occidente per transizionare verso un economia meno fossile: incentivando elettronica, l'industria aerospaziale, e l'agricoltura. 

Dice che adesso hanno “switched on our brains”e che hanno usato il talento delle loro persone per uscire dalla crisi.

Sara'.

Alcuni indicatori sono positivi, certo. La borsa e' in salita e Putin la racconta bene. Ma dentro il paese, le cose non sono cosi rosee. Intanto il 13% dei russi vive in poverta'. I salari continuano a scendere. L'inflazione aumenta. I consumi calano.  Gli analisti parlano della necessita' di riforme strutturali, su pensioni e flessibilita' del lavoro, la giustizia.

Paiono i problemi che affliggono l'Italia.

La differenza e' che in tutto questo il paradosso delle petrol-economie e' sempre in primo piano.

Come, con tutto quel petrolio che hanno e con anni di mercato europeo ai loro piedi prima delle sanzioni, non sono riusciti a mettere in piedi una economia sana e che potesse crescere e resistere indipendentemente dal petrolio?

No.

Il paradosso delle risorse -- the Resource Curse -- e' una teoria presentata per la prima volta negli anni ottanta e formalizzata da Richard Auty in 1993.

Descrive come le nazioni ricche di risorse naturali sono in generale incapaci di usare quelle stesse ricchezze per migliorare in modo costruttivo e duraturo le proprie economie. Paradossalmente, alla fine, i paesi con minor risorse naturali hanno una crescita economica superiore a quelli che invece ne hanno in abbondanza, specie per risorse minerali e fossili.

Petrolio in primis.

Di esempi ne abbiamo in tutto il mondo, dall'Italia che (a suo tempo!) ebbe una economia in enorme crescita nonostante non avesse materie prime, allo spettacolare fallimento di paesi come il Venezuela, la crisi in Brasile o in Nigeria, e adesso la Russia, tutte collegate al crollo dei prezzi di petrolio.

A suo tempo ci fu anche il "Dutch Disease" in seguito alla scoperta del campo di gas a Groningen nel 1959, che fra l'altro ha anche causato terremoti, danni e paura fra la gente nei suoi cinquanta anni di attivita', e che ha causato ugualmente lo stallo dell'attivita' economica manifatturiera in Olanda negli anni ottanta.

Perche' succede questo? L'idea e' che mentre un solo settore -- il petrolio in questo caso! -- cresce ed immette introiti nell'economia, tutti gli altri -- terziario, manifatturiero, agricoltura -- finiscono con il perdere in competitivita', creativita' e ammodernamento.

Della serie, c'e' il petrolio, tutto il resto diventa secondario, oppure e' incompatibile con il petrolio.

Spesso poi ci sono gli sperperi e istituzioni inefficaci di fronte a una bonanza che si crede essere infinita.

E poi c'e' la corruzione, visto che in questi paesi con ricchezza di materia prima e' piu' facile avere accesso a soldi, tangenti, e favoritismi, ed e' piu' facile imbrogliare.

Ovviamente, dulcis in fundo, si e' sempre alla dipendenza dei prezzi sul mercato globale - quando i prezzi sono alti, e' festa grande, ma quando i prezzi si abbassano, allora tutta l'economia ne soffre, visto che tutto il resto non e' all'altezza di trainare l'economia.

Ovviamente questo si applica a diversi paesi in modi diversi, ma se solo ci si focalizza sui paesi dell'OPEC, e si considera come indicatore il PIL, fra il 1965 ed il 1998, nei paesi produttori di petrolio, il prodotto interno lordo si e' abbassato dell' 1.3%, mentre nel resto dei paesi in via di sviluppo il PIL e' aumentato del 2.2%.
E per i petrol-paesi c'e' anche da ricordare che alla fine di tutto, quello che resta e' un paese al disastro ecologico. Vale per la Russia, vale per la Nigeria, vale per Groningen, vale per il Venezuela.










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